domenica 10 luglio 2016

Premio Strega...qualcosa è cambiato













L’8 luglio 2016, presso la nuova sede dell’Auditorium  nel Parco della Musica è stato proclamato il vincitore del XVII Premio Strega.  Il presidente di seggio Nicola Lagioia, vincitore del Premio Strega 2015 (La ferocia, Einaudi), e Tullio De Mauro, presidente della Fondazione Bellonci, hanno decretato vincitore con 143 voti Edoardo Albinati,  La scuola cattolica (Rizzoli).  I voti espressi sono stati 395 (pari all’85,86% degli aventi diritto al voto; 319 voti online e 76 cartacei).
La corsa non si è svolta sul filo del rasoio: fin da subito si è capito chi fosse il vincitore. La scuola cattolica è il  testamento di una generazione: quei ragazzi di  una Roma borghese degli anni ’70 che non avrebbero più potuto cambiare il mondo. Disincantati, atroci. Un racconto denso, che attraversa ben 1.294 pagine. Che parte dall’esigenza dell’autore di raccontare il delitto del Circeo e i protagonisti, suoi coetanei e compagni di scuola, per proseguire con la narrazione assumendo la forma di un vortice oscuro, che si allarga per scivolare in se stesso.  Un romanzo scritto in dieci anni, con una prosa brillante, alle volte discontinua, poderosa e chirurgica che ha sedotto la giuria. L’autore ha dedicato la vittoria a Valentino Zeichen poeta e suo amico scomparso pochi giorni fa.
Albinati ha eletto come suo “Super Strega” Ferito a morte  di Raffaele La Capria (vincitore nel 1961).
Secondo classificato con 92 voti, Eraldo Affinati, L’uomo del futuro (Mondadori), un volume dedicato a don Lorenzo Milani, il  “prete degli ultimi” raccontato a 50 anni dalla scomparsa nell’ultimo periodo della sua vita. Don Milani è una figura che risulta ancora “inafferrabile” scrive l’autore. “Don Milani non ci lascia un’opera, una filosofia, un sistema, un progetto, ma energia allo stato puro. L’inquietudine che c’è prima dell’azione. Come se non fosse possibile tenerlo fermo per esaminarlo, sfugge a qualsiasi definizione”.  L’autore ricorda come i ragazzi di Barbiana equivalgano agli immigrati di oggi. L’esempio di don Lorenzo oggi è attuale più che mai.
Super Strega di Affinati è Cinque storie ferraresi di Giorgio Bassani, Premio Strega 1962.
Terzo classificato con 89 voti Vittorio Sermonti, Se avessero (Garzanti), che partecipa al premio Strega per la seconda volta. Scrittore, poeta e saggista ma anche traduttore meraviglioso di classici come l’Eneide e le Metamorfosi, presenta un volume che attraversa settant’anni di storia italiana per raccontare se stesso. La narrazione parte dal mancato arresto del fratello nel ’45. In quel breve frangente succede qualcosa nel profondo del protagonista adolescente. La sua mente elabora una sequenza di fantasticherie, di luoghi e non luoghi, portandolo a immaginarsi in una vita completamente diversa. I momenti più importanti della vita spesso sono lampi che rimangono acquattati nel buio della mente e si riaffacciano ogni tanto come “intermittenti soprusi della memoria”.  Il libro è una canzone d’amore intessuta di vita, scelte e passioni. L’Italia sembra un “interminabile dopoguerra” e ognuno è concentrato su se stesso e “non contiamo niente, perché ognuno conta purtroppo tutto”.
Superstrega di Sermonti è Il Gattopardo  di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, 1959.
Quarto classificato con 46 voti Giordano Meacci, Il cinghiale che uccise Liberty Valance (Minimum Fax).  Il titolo si rifà al film western del 1962 diretto da John Ford, “L'uomo che uccise Liberty Valance”. È un racconto fantastico di linguaggi decifrati e sperimentati, dove la lingua è al centro e non diventa suono o mezzo ma qualcosa di più vivido e palpabile, è il motivo stesso del libro. È un baratro vertiginoso che conoscere non lascia scampo: in un paesaggio immaginario vivono alcune  persone e una comunità di cinghiali. Tra questi uno acquisisce magicamente la capacità di elaborare pensieri e la consapevolezza della morte. Diventa cioè capace di leggere nel cuore degli uomini che è poi quella capacità ancestrale del Minotauro condannato alla solitudine perché diverso: non abbastanza umano per non essere temuto e troppo consapevole per poter essere ancora un animale.
Super Strega, Sandro Veronesi Caos calmo (2006).
 Infine quinta classificata con 25 voti Elena Stancanelli con La femmina nuda (La nave di Teseo). La storia di un’ossessione amorosa di una donna, Anna, che ha organizzato la sua vita per costruirsi una inutile barriera difensiva. La fine del suo rapporto con il suo compagno la trasformerà in una stalker. Chiunque può precipitare nell’ossessione quando fallisce il proprio progetto di vita, specie sentimentale. A fare da quinta teatrale l’invadenza dei social network che penetrano nella vita quotidiana disturbando, distruggendo, avvelenando.   
Super Premio di Elena Stancanelli è La chiave a stella, di Primo Levi (Premio Strega 1979).

Ogni edizione dello Strega rinnova una magia. La magia dei ricordi e di quella bellezza che sempre ammanta il passato. Paola Pitagora ad apertura di serata ha letto alcune imprescindibili pagine di  Maria Bellonci da Come un racconto gli anni del Premio Strega.  Quelle “nove tazzine e le due teiere”  che subito ci immergono in un clima di dolcezza, di nostalgia e che a distanza di settanta anni non sono più soltanto poetica ma epica e questa grandezza è ribadita dalle parole di Tullio de Mauro.

L’emozione cresce e si trasforma in un sentimento profondo di affetto e di gratitudine quando si evoca il nome di Umberto Eco, Premio Strega 1981 con “Il nome della rosa”.

A dire il vero, però, quest’anno qualcosa è cambiato di quell’incanto sospeso offerto dalla notte estiva e dalle quinte teatrali del ninfeo di Villa Giulia, il luogo storico del Premio. Certo la sala Sinopoli è molto più ampia e può ospitare fino a 1200 persone, ma era palpabile nel pubblico una sorta di smarrimento al quale Francesco Piccolo, vincitore del Premio Strega 21014 con Il desiderio di essere come tutti (Einaudi) ha dato voce: “Riportate lo Strega al Ninfeo di Villa Giulia. Lo Strega è il Ninfeo di Villa Giulia. Stasera è un’edizione speciale, la Sala Sinopoli è bella,  ma basta!”.



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