giovedì 28 dicembre 2017



Franco Ferrarotti
poeta per GattoMerlino/Superstripes edizioni









Venerdì 23 novembre, presso lo Spazio Gatto Merlino in Roma, sono stati presentati gli ultimi due volumi di poesie  di Franco  Ferrarotti “Ti contemplavo come un giorno a Paestum” e “La colazione del pellicano” (Gattomerlino/Superstripes edizioni).

Hanno presentato la serata il poeta e critico Elio Pecora, Angela Ermes Cannizzaro, curatrice del sito di Franco Ferrarotti, e Piera Mattei, scrittrice, editrice e curatrice dei volumi.

Quello che colpisce di Franco Ferrarotti è il suo mistero. Un uomo così pieno di vita e pensiero, di sapienza e cose fatte, pensate; il numero sterminato di studi, libri, ricerche, esperienze, scelte. Di contro  la sua leggerezza,  la capacità di narrare in modo aereo e sorridente. Non voglio parlare di ironia perché definisce per lui  un termine ancora troppo pesante e scuro. Esiste una sola parola che mi porta a definire Franco Ferrarotti in un modo esatto, ed è la stessa usata da Sciascia per Stendhal: adorabile. Perché questo poeta, padre della Sociologia italiana, conosciutissimo in Italia e all’estero, che ha attraversato novantuno anni della storia in modo così intenso e vero, libero, ribelle, non si può ammirare se non in modo affettivo. Il suo parlare è fragoroso e trascinante, generoso, divertente e appassionante. I racconti della sua infanzia, dei motivi che l’hanno portato alla poesia, la sua visione del mondo, della vita e della morte. La società tecnologica, il progresso tecnico e la strada che stiamo percorrendo. E infine la domanda più importante per un poeta, che è sempre la stessa: cos’è la poesia? “La gente senza poesia arriva a morte prima di aver vissuto”... “La poesia può tenere viva l’originalità irriducibile di ognuno”. “La poesia è come uno spogliarello. Lascia nudi”. Sono solo alcune delle sue risposte.

Poi si leggono i versi e si scopre un altro, nuovo mondo, un altro linguaggio. Ed è il suo mistero.

Difficile parlare della sua poesia, difficile sempre parlare di poesia. Lo ha spiegato molto bene Elio Pecora: “la poesia va presa e non commentata”.

I versi di Franco Ferrarotti sono una musica lenta. Sono come i cerchi nel lago. Malinconici e  sensuali. Sono simili ai campi lunghi della sua terra, dai colori sfumati nella nebbia. Talvolta irrompe la sensualità vermiglia e morbida del desiderio e del ricordo, della donna amata. Il suo verso parla a voce bassa e costringe a rileggere molte volte per riassaporare il suono e l’immagine che si forma nella nostra retina. E ancora diventa ritmo veloce e colori esotici di luoghi lontani.

Non si può descrivere la poesia. “Va presa”.