Franco Ferrarotti
poeta per GattoMerlino/Superstripes edizioni
Venerdì 23
novembre, presso lo Spazio Gatto Merlino in Roma, sono stati presentati gli ultimi due
volumi di poesie di Franco Ferrarotti “Ti contemplavo come un giorno a
Paestum” e “La colazione del pellicano” (Gattomerlino/Superstripes
edizioni).
Hanno presentato la serata il poeta e critico Elio Pecora, Angela Ermes
Cannizzaro, curatrice del sito di Franco Ferrarotti, e Piera Mattei, scrittrice, editrice e
curatrice dei volumi.
Quello che colpisce di Franco Ferrarotti è il suo mistero. Un uomo così
pieno di vita e pensiero, di sapienza e cose fatte, pensate; il numero
sterminato di studi, libri, ricerche, esperienze, scelte. Di contro la sua leggerezza, la capacità di narrare in modo aereo e
sorridente. Non voglio parlare di ironia perché definisce per lui un termine ancora troppo pesante e scuro. Esiste
una sola parola che mi porta a definire Franco Ferrarotti in un modo esatto, ed
è la stessa usata da Sciascia per Stendhal: adorabile. Perché questo poeta,
padre della Sociologia italiana, conosciutissimo in Italia e all’estero, che ha
attraversato novantuno anni della storia in modo così intenso e vero, libero, ribelle,
non si può ammirare se non in modo affettivo. Il suo parlare è fragoroso e
trascinante, generoso, divertente e appassionante. I racconti della sua
infanzia, dei motivi che l’hanno portato alla poesia, la sua visione del mondo,
della vita e della morte. La società tecnologica, il progresso tecnico e la
strada che stiamo percorrendo. E infine la domanda più importante per un poeta,
che è sempre la stessa: cos’è la poesia? “La gente senza poesia arriva a morte
prima di aver vissuto”... “La poesia può tenere viva l’originalità irriducibile
di ognuno”. “La poesia è come uno spogliarello. Lascia nudi”. Sono solo alcune
delle sue risposte.
Poi si leggono i versi e si scopre un altro, nuovo mondo, un altro
linguaggio. Ed è il suo mistero.
Difficile parlare della sua poesia, difficile sempre parlare di poesia. Lo
ha spiegato molto bene Elio Pecora: “la poesia va presa e non commentata”.
I versi di Franco Ferrarotti sono una musica lenta. Sono come i cerchi nel
lago. Malinconici e sensuali. Sono
simili ai campi lunghi della sua terra, dai colori sfumati nella nebbia. Talvolta
irrompe la sensualità vermiglia e morbida del desiderio e del ricordo, della
donna amata. Il suo verso parla a voce bassa e costringe a rileggere molte
volte per riassaporare il suono e l’immagine che si forma nella nostra retina.
E ancora diventa ritmo veloce e colori esotici di luoghi lontani.
Non si può descrivere la poesia. “Va presa”.