venerdì 2 dicembre 2011

Kafka, Racconti, Il nuovo avvocato


La reincarnazione di Bucefalo

Bucefalo era un cavallo nero e fiero, non si faceva montare da nessuno ma fu domato da Alessandro Magno, vinto dalla sua abilità di cavaliere e dall’aura di predestinato. In quel giorno fatale, che gli segnò la vita e la sua appartenenza, complice fu la luce di un sole abbagliante, che gli nascose ogni via di fuga, ma gli mostrò la strada del futuro; lontana, oltre le porte dell’India, tra i clamori delle battaglie, gli onori e le vittorie.
Il nuovo avvocato si chiama Bucefalo e conserva alcuni tratti equini, percettibili, ad esempio, nel modo di muovere le gambe quando sale le scale, come al ritmo metallico degli zoccoli al trotto.
Forse anche l’avvocato somiglia all’etimologia greca del suo nome: una testa bovina, larga e massiccia. Non lo sappiamo.
Il tempo è trascorso. Non esistono più paesi sconosciuti da conquistare. L’India è diventata vicina e quindi, in un certo senso, non esiste più; altre strade hanno perso la loro traccia. Non c’è alcun condottiero divino, ci sono tanti agitatori di spade inutili.
Così il cavallo si traveste da avvocato, rinasce nei panni di un uomo tranquillo, tutto preso dalle sue carte, solo, nel silenzio, alla luce di una lampada da tavolo.


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