Domatori di rapaci 
Tra       i racconti, quello intitolato “Prometeo” sembra non apparire, sembra       rimanere sospeso in una decifrazione le cui chiavi        di accesso sono più oscure della leggenda stessa. Kafka riferisce       le variazioni del mito sull’eroe che rubò il fuoco, la luce, agli dei.
Quattro       leggende riassunte in poche righe, come appunti interrotti. 
La       prima è quella tradizionale: “…fu       inchiodato al Caucaso, …e gli dei gli mandavano aquile a divorargli il       fegato sempre ricrescente”.
Le       ultime tre non sembrano diversi epiloghi del suo supplizio, ma la       concatenazione dello stesso evento. 
-       Prometeo per il dolore si ritrae sempre più nella parete di pietra, fino       a diventare roccia egli stesso.       
-             Prometeo è dimenticato da tutti, dagli dei e dalle aquile. E’             dimenticato il suo tradimento.
-             Tutti si stancano  di             lui che non ha più motivo di essere; anche la sua ferita si stanca             di sanguinare e così si richiude.
L’enigma             rimane per Kafka la montagna rocciosa. La leggenda contiene sempre             un fondo di verità, scrive, e riesce a spiegarsi solo             nell’inspiegabile: anche lui vuole dimenticare Prometeo, senza             permettergli salvezza. E’ del tutto trascurato, infatti,              l’epilogo della storia, raccontato da Eschilo: Eracle              libera il titano. Il semidio si fa tramite degli dei e degli             uomini e riconduce l’equilibrio perduto.
Due         anni dopo, nel 1920, in  un secondo, brevissimo racconto, “L’avvoltoio”, appare         un uomo che descrive  in         prima persona il suo supplizio. E’ Kafka-Prometeo.
Non         un'aquila lo tormenta, ma un avvoltoio.
Ecco,         un tizio-Eracle passa curioso e si offre di aiutarlo;          va a procurarsi una doppietta per uccidere l’animale.
Ma         l’avvoltoio-aquila  capisce         e subito si slancia in un affondo attraverso la bocca dell’inerme,         spingendosi  dentro le sue viscere: “sentii,         liberato, che nel mio sangue straripante, di cui erano piene tutte le         cavità, l’avvoltoio affogava irrimediabilmente”.
La         liberazione di Prometeo è senza ritorno. E’ concessa al prezzo della         vita. Ma insieme gli è regalata anche la vendetta.         
 
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