venerdì 18 marzo 2016

Con il "Gremio dei Sardi" Nuovo appuntamento al cinema: Incontro a Roma con il regista Antonello Grimaldi

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L’Associazione dei Sardi il Gremio di Roma continua il suo percorso di diffusione e conoscenza del cinema sardo con la collaborazione della Cineteca Nazionale, della  Fasi (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) e della Cineteca Sarda. Il programma è stato come sempre curato da Franca Farina.
Mercoledì 9 marzo il nuovo incontro è stato dedicato ad Antonello Grimaldi, notissimo regista sassarese. Sono stati proiettati Nulla ci può fermare (1990), Il cielo è sempre più (1996), il documentario Sassari una città (1990) e infine Un delitto impossibile (2000). La sala del Cinema Trevi era stracolma per l’occasione e a conclusione del dibattito ciascuno si è intrattenuto  a conversare e a gustare i prodotti sardi, offerti dal Gremio.     
Durante il dibattito, moderato dal presidente del Gremio Antonio Maria Masia, al quale sono intervenuti Fabrizio Bettelli, Giancarlo Concetti, Valerio Jalongo,Vanni Fois, Daniele Luchetti, Paolo Parisi Presicce, Gualtiero Rosella e altri allievi della Scuola Gaumont, Antonello Grimaldi ci ha raccontato molto di se stesso e dei suoi film. Delle sue passioni cinematografiche e del suo legame con Sassari, la sua città. Di tecnica cinematografica, e di cosa sia diventato il cinema nel tempo. Delle speranze e delle delusioni, con quel tono bonario e malinconico insieme che ci fanno riconoscere l’uomo sardo ancor prima che nell’intonazione.
Una parola che è stata usata molte volte durante la serata per definire il suo cinema è “attualità”. Verissimo. Prendiamo il film Il cielo è sempre più blu. Le storie raccontate sono le stesse di oggi, soltanto che quelle sembrano piccole, perfino ingenue mentre simili vicende oggi sembrano essere diventate enormi, come dilatate, tracimate, estremizzate. L’omicidio a martellate da parte del figlio adolescente, il suicidio, la rapina a mano armata, la mancanza di lavoro, la crisi economica, e quindi i debiti e i ricatti sono storie di ieri come di oggi, ma che viste nei panni e nelle acconciature ormai vintage degli anni ’90 hanno preso quasi un’aura di premessa archeologica. La differenza è che oggi le stesse situazioni sembrano essere arrivate a un punto di non ritorno, svelandoci il lato più sinistro dell’evoluzione umana come un’esponenziale abitudine all’oscurità, al male.
Ogni episodio del film si intreccia con un altro e si risolve in poche scene. Non si tratta di un’opera a episodi ma a microepisodi, anzi dei Twitter-film ante litteram, eppure credibili, emozionanti, chiusi e conclusi. Rappresentano in modo formidabile anche la realtà di oggi e usano le stesse parole. Grimaldi rivela di aver seguito con attenzione Nashville di Altman, ma certo Il cielo è sempre più blu possiede un’impronta italiana e non solo nell’ambientazione, nei ritratti e nella società descritta, ma anche nel solco dei film a episodi che discendono dagli anni ’50 con Blasetti e che si evolvono con i gloriosi a sketch.
Il cielo è sempre più blu allude a una impassibilità apollinea sopra un’umanità disperata, proprio come la canzone di Rino Gaetano, che con poche parole fornisce una lista di tipi umani e di suggestioni.
Impossibile citare tutti gli attori, i registi, i personaggi dello spettacolo in senso lato che hanno partecipato al film senza far torto a qualcuno. Saranno stati una quarantina, più giovani di vent’anni ma già allora molto talentuosi. Metterli assieme è stato uno sforzo eccezionale possibile solo grazie alla partecipazione amichevole, diluita in tempi lunghi. Le riprese del film sono durate per ben due anni.
Mi ha colpito molto l’attenzione alle persone più che ai luoghi. Anche nel documentario su Sassari il regista sembra soffrire di dover stare fermo su un palazzo o un particolare architettonico, e voler invece inseguire i volti delle persone che incappano nella sua macchina da presa, intessendo quasi dei dialoghi di sguardi con loro. Così le finestre hanno sempre qualcuno affacciato e non sono vuote, e le strade sono fotografate nel momento del passeggio pomeridiano.
Non a caso Caos calmo (2008) è girato quasi tutto attorno a una panchina. La scelta del protagonista (Nanni Moretti) di superare lì, in quella piazza anonima il suo debito con il dolore calza benissimo con le intenzioni del regista Antonello Grimaldi. E colpisce come la scena del salvataggio in mare sia sempre stretta sugli attori e il mare sia denso e plastico, forse in una delle poche scene in cui Antonello Grimaldi si sofferma a rappresentare la natura dando corpo a tutte quelle paure ancestrali del sardo con il mare e lo spazio aperto così ben descritte da Giuseppe Dessì.
Ad Antonello Grimaldi interessa tutto ciò che umano. Descrive l’umanità con affetto, mai con disprezzo o in modo distaccato. Forse è lì la vera attualità dei suoi film. Il carattere dell’uomo viene influenzato dalla storia e dalle contingenze, ma i veri sentimenti rimangono sempre gli stessi. Gioia, dolore, bontà e cattiveria sono in fondo sentimenti atavici che non potranno cambiare mai e nessuno smettere di indagare. Questo Antonello lo sa molto bene.

Filmografia di Antonello Grimaldi

Regista

Attore
Sceneggiatore
  • Il cielo è sempre più blu (1996)
  • Asini (1999)

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