mercoledì 23 marzo 2016

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Il Gremio dei Sardi di Roma: 100 anni di storia nella Capitale

 

 

Antonio Maria Masia,   Il Gremio - Ha + di 100 anni ma ne dimostra 67! Edizioni Nemapress, 2015, € 25,00
430 pagine, centinaia di illustrazioni, un indice dei nomi corposissimo. Questo è il bel libro che Antonio Maria Masia, presidente dal 2010, ha dedicato all’Associazione dei Sardi di Roma, il Gremio,  pubblicato con le Edizioni Nemapress.
Un libro costruito con la pazienza del ricercatore e la “tostorrudagine” del sardo, perché rintracciare i documenti, molti dei quali finiti in archivi anche privati di varie città della Sardegna e non solo di Roma, ricostruire fatti e circostanze non deve essere stato facile. L’Autore ritesse la trama strappata del tempo e ci consegna una vivida testimonianza dell’Associazione, della sua storia, della sua cronaca, a partire dall’ormai lontano 1948, così come la conosciamo nella sua attuale denominazione, ma di fatto costituita fin dal 1914. Il risultato è un grande affresco pieno di luci e di ombre, dettagli e scorci, dove il paesaggio si mescola alle figure dei protagonisti.
Non si tratta di un’asettica lista di nomi e di attività svolte, ma un percorso di indagine, dove è possibile capire in trasparenza la società del periodo, quando a Roma arrivarono uomini da ogni parte di Italia  in cerca di fortuna, di lavoro, di una vita diversa, di dignità.
Nei primi anni della Repubblica, a Roma nascevano le associazioni regionali e tra queste il Gremio che come leggiamo dalla carta costituiva del 1948 perseguiva l’affratellamento fra i soci, la loro assistenza, la valorizzazione dei sardi, soci e non soci, degni di emergere per onestà, capacità e civismo (art. 2)…e per esaltare e potenziare le risorse morali, spirituali e materiali della Sardegna, parte integrante della grande patria italiana.
Il Gremio raduna i Sardi di Roma sotto il segno della Sardegna, persone che per vari motivi hanno lasciato la loro terra ma che non vogliono dimenticare i valori, le tradizioni, il senso di appartenenza, di amicizia che li lega l’uno con l’altro.
La Sardegna non è così lontana dal Continente, sulla cartina sembra essere soltanto un salto di là dal mare. Eppure il senso del lontano è sempre presente nella coscienza di ciascuno. Lo sguardo dei Sardi ha sempre qualcosa di malinconico, una vera e propria “saudade”, che li lega alla loro terra in un modo speciale.
Nelle categorie antropologiche un’isola dovrebbe avere vocazione spiccatamente marinara,  invece il rapporto del Sardo con il mare è di odio e di amore, di limite e di separazione. Le continue aggressioni spinsero le popolazioni sarde ad arroccarsi nell’interno per difendersi e resistere. La tradizione pastorale ha formato uomini  con attitudine al silenzio, alla solitudine, con scarsa propensione alla vita sociale. Il popolo sardo è complesso e a volte contraddittorio. Forse è per questo motivo che ben presto si sono formate diverse associazioni o circoli concorrenti tra di loro, come rilevò amaramente Salvatore Mannironi, presidente dal 1961 al 1971, dicendo che i Sardi sono pocos y mal unidos.  Così Antonio Maria Masia ricostruisce anche i difficili rapporti, le polemiche che animano la storia del Gremio, sempre però con un atteggiamento obiettivo, da storico il più possibile imparziale, con il coraggio di affrontare anche gli “argomenti scomodi” come possono essere stati alcuni pregiudizi, alcune etichette imposte all’Associazione in modo riduttivo e ingiusto.
Via via che si scorrono le pagine si percepisce in modo sempre più chiaro il progressivo e vincente inserimento della comunità sarda nella compagine sociale romana.
Sono molti i grandi nomi della politica, della cultura, delle arti e dello spettacolo che animano la storia del Gremio e che dimostrano come l’Associazione non possa prescindere da una precisa vocazione culturale e non soltanto sociale e ludica.
Antonio Maria Masia apre il volume con un capitolo dedicato al padre fondatore del Gremio, Pasquale Marica, e su quest’uomo insiste in modo particolare, a restituirgli giusta memoria e riconoscenza per i suoi meriti. Si snoda quindi attorno alle successive figure dei presidenti, registrando con pazienza e analisi ogni documento, attività, manifestazione. Come ho accennato prima è impressionante la galleria dei grandi personaggi sardi, protagonisti della storia non soltanto sarda e neppure soltanto italiana ma mondiale. Mi associo a Neria de Giovanni che nella sua affascinante presentazione lumeggia i rapporti di Grazia Deledda con il primo presidente del Gremio, e rimando alla lista che ne fa nella sua densissima prefazione Antonio Casu, ma non si può nascondere che leggere tutti questi nomi uno dietro l’altro e relativi appunto a poco meno di 70 anni fa davvero impressione e ci rende orgogliosi delle nostre radici, e di quanto di importante una regione troppo spesso trascurata ed emarginata sia stata capace di dare e continui a dare al mondo.
E’ solo difendendo la propria identità, avendo ben chiara consapevolezza delle proprie radici, della storia, delle tradizioni che l’uomo diventa capace di relazionarsi con l’esterno, con il nuovo e il diverso. Questo spirito è presente fin nella dedica del libro che l’autore rivolge al fondatore dell’Associazione, Pasquale Marica, e a quanti nel tempo si sono adoperati per “l’affermazione dei valori spirituali e materiali della Sardegna”.
Tuttavia una seconda dedica colpisce e commuove. “A  Toia, per tutto quello che di paziente e non appariscente fa per il Gremio”.  Questa dichiarazione non è soltanto un atto di amore verso la moglie, ma anche il riassunto di ciò che è la Sardegna, un luogo diverso, che sfugge ogni stereotipo italico, dove le persone amano circondarsi di silenzio e agire con pazienza, in un modo quasi magico che ci stupisce, come se le cose si fossero fatte da sole, cresciute come un seme nell’ombra.

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