Dalla cronaca nera al romanzo: "L'oltraggio della sposa" di Ottavio Olita
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Venerdì 24 novembre, nella prestigiosa
sala del Carroccio in Campidoglio a Roma, Gemma Azuni, membro dell'esecutivo Fasi, ha presentato
e introdotto l’ultimo romanzo di Ottavio Olita “L’oltraggio della sposa” (Città
del Sole edizioni).
Come bene ha affermato Carlo Felice
Casula, professore ordinario di storia contemporanea, sarebbe riduttivo
definire il libro “giudiziario”, mentre deve essere inserito a pieno titolo
nella grande tradizione letteraria del romanzo storico ottocentesco. “L’oltraggio
della sposa” riesce a entrare molto bene nelle atmosfere e negli umori che
hanno caratterizzato l’Italia, offrendo quadri vividi di molte regioni del
Paese, dalle aree periferiche della Calabria, alla Campania e in particolare in
quella dei coltissimi e raffinati salotti napoletani, all’Abruzzo e infine a
Roma, la capitale, il centro nevralgico del Paese. È una storia di un’Italia unita
ancora da poco, tessuta attraverso le vicende di cronaca nera dell’omicidio del
capitano Giovanni Fadda, eroe della seconda guerra d'indipendenza del 1859,
ucciso dall’amante della moglie Raffaella Saraceni, il 6 ottobre 1877. Nel
romanzo i nomi sono stati cambiati, ma l’autore ricostruisce la vicenda con
rigore storico attraverso la ricerca e l’analisi autoptica dei documenti d’archivio,
dei fascicoli giudiziari e degli articoli di Luigi Arnaldo Vassallo sul “Messaggero”
che proprio grazie ad essi aumentò la tiratura del giornale in modo
esponenziale. Eppure il romanzo non diventa mai racconto freddo e meramente
tecnico. Come l’ha definita il professore Casula, la scrittura è piana, invita
alla lettura, non cede mai alla retorica o all’enfasi. Non è neppure un romanzo
di soli fatti, perché su tutto aleggia l’antitesi fondamentale dell’uomo: la
guerra e la pace dove quest’ultima si scioglie e affiora limpida come messaggio
di speranza nelle parole finali della protagonista.
La trama è quindi la rivisitazione del
processo, appunto, accaduto 150 anni fa. La giovane Adele Mori è sposa del
capitano Giacomo Perra, cagliaritano, molto più grande di lei, eroe di guerra
ferito proprio nelle sue capacità virili. Questa sua impossibilità diventa il
motivo scatenante della vicenda, perché la donna lo tradirà con molti amanti
fino a incontrare quello fatale che per gelosia lo ucciderà. L’amante Pietro
Cardinali, che nel romanzo è chiamato ironicamente Paolo Vescovi, è un circense.
Il processo che ne consegue destò l’interesse morboso della gente che ogni
giorno faceva ressa per entrare nell’Oratorio dei Filippini, dietro la chiesa
di Santa Maria in Vallicella, e assistere di persona. Era la prima volta che un
dibattimento giudiziario si svolgeva in pubblico e questa storia cupa, che
metteva di fronte un eroe dell’Italia neounita a un saltimbanco, attirò
immediatamente la curiosità di tutti. Al centro la giovane donna accusata di
istigazione, una contadina calabrese che leggeva “Madame Bovary” di Flaubert,
che era piena di passione e desiderio romantico e che non poteva certo sopportare
la solitudine fisica e morale cui la sottoponeva un marito assente. Questa
storia attirò anche l’interesse di Giosuè Carducci che, testimone oculare, ci
ha lasciato versi ironici e pungenti sulle dame piene di ipocrisia assiepate
sui palchi, che “sgretolando i pasticcini” guardano, misurano e giudicano (Giambi ed epodi, “XXIX. A proposito del
Processo Fadda”).
La riflessione dell’autore è di tipo
giornalistico, ma piena di rispetto e passione, come ha affermato Anna Maria
Curci, germanista, studiosa e poeta, individuando “tre sentieri” presenti anche
negli altri romanzi di Olita. Il primo è una cornice entro cui risiedono i
fatti narrati; il secondo è la volontà di fare luce sulla vicenda, andando al
di là dello scandalo; il terzo sentiero è l’attenzione all’evoluzione
psicologica delle figure femminili, che lo rendono anche romanzo di formazione.
Maria Antonietta Schirru, pediatra allergologa, ha offerto
una lettura del libro sotto l’aspetto del romanzo d’amore. I personaggi sono
resi in modo vivido e tutti hanno in sé qualcosa di positivo. Un romanzo corale
dove molti sono i volti e dove sono rappresentate tutte le classi sociali in maniera
mai frettolosa o superficiale. L’amore emerge anche nei sentimenti contrastanti
dei personaggi, come quello della madre di Adele, che riesce a comprendere la
figlia innamorata dell’uomo sbagliato.
Anche Vittoria Tola, presidente UDI nazionale, pone
l’accento sull’importanza del romanzo storico e in particolare di questo,
perché permette di seguire un doppio binario dove all’analisi storica del
passato affianca quella dell’attualità. E qui è impossibile non citare la sede
romana della Casa internazionale delle donne, da poco chiusa e che fino al 1960
era un carcere. L’oltraggio della sposa è un meccanismo che si concatena
al presente e mostra in una prospettiva storica la condizione femminile tra
cambiamenti culturali e immobilismo, tra verità, consapevolezza e perdurare del
pregiudizio.
Il titolo del romanzo di Olita ci pone
di fronte all’interrogativo se l’oltraggio si riferisca a quello compiuto da Adele
Mori nei confronti del marito o se piuttosto non si tratti di quello da lei
subito da parte di una Italia neonata che “decide” di condannarla.
Certamente “meglio correre il rischio di salvare un colpevole piuttosto che
condannare un innocente”, diceva Voltaire.
In questo romanzo sembra di vedere i
luoghi, sembra di ascoltare la musica di Chopin, si sente l’influenza ma
soprattutto l’amore dell’autore verso alcuni autori francesi come Voltaire, Montesquieu,
Flaubert. E in effetti è impossibile non ricordare quello che per Stendhal è un
argomento centrale, quello dell’incapacità virile dell’uomo, “fare fiasco”,
come lo definisce in un capitolo del De l’Amour o in modo ancora più centrale e calzante nel suo primo romanzo Armance,
è la dichiarazione di una debolezza maschile che non si può continuare a negare
attraverso l’esercizio della violenza.
Come hanno
notato tutti i relatori e per ammissione dello stesso autore, il romanzo dal
quale discende L’oltraggio della sposa è Il resto di niente di
Enzo Striano, Storia di Eleonora de Fonseca Pimentel e della rivoluzione napoletana del 1799, un grande romanzo storico pubblicato per la prima
volta nel 1986.
Il romanzo di
Ottavio Olita è un libro impossibile da liquidare con una lettura frettolosa.
La fluidità della narrazione non deve trarre in inganno. È invece un romanzo
denso che si interroga e ci interroga, che si propone molteplici intenzioni e
oltre a romanzo storico, giudiziario, d’amore e di lente prospettica tra
passato e presente è soprattutto un libro di impegno civile per costruire
speranza e un futuro migliore. Anche
questa guerra prima o poi finirà e dopo tanto odio il mondo conoscerà di nuovo
un’epoca di pace. Dovrete essere pronte per allora. Pronte per far parte di
quella schiera di donne, speriamo sempre più numerosa, che si batterà perché la
cultura, l’arte, la musica vincano sulle armi e sull’ignoranza. Invidie,
pettegolezzi, bassi tradimenti sono tutti frutti dell’ignoranza e della miseria.
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