venerdì 2 dicembre 2011

L'Accidentato viaggio di Berto e gli altri - Raffaello Sanzio



Raffaello Sanzio
La Trasfigurazione (1518-20)
Pinacoteca del Vaticano.
Olio su tavola 405 x 278 cm

Questa è l’ultima opera del grande Raffaello. Morì poco prima di finirla, così fu portata a termine dal suo allievo più caro, Giulio Romano.
Il dipinto è diviso in due parti. In alto, la Trasfigurazione: una notte, sul monte Tabor, Cristo si manifestò in gloria agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. «Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro i profeti Mosè ed Elia, che conversavano con lui», racconta Matteo nel Vangelo.
Nella parte inferiore, quella su cui lavorò Giulio Romano, c’è un ragazzo sostenuto dal padre. È nel pieno di una crisi epilettica. Il suo viso è contratto, gli occhi voltati all’insù, le labbra violacee, il corpo irrigidito dallo spasimo, scosso da movimenti che non riesce a controllare.
In cerchio, una folla di persone: qualcuno indica Cristo, qualcun altro il ragazzo. Sembrano voler confrontare il divino e il terreno, l’eterno e il mortale, la gioia e il dolore. Cristo dall’alto risplende, rischiara gli uomini immersi nell’oscurità. È luce piena di speranza e d’amore.

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