venerdì 2 dicembre 2011

Hieronymus Bosch (L'Accidentato viaggio di Berto e gli altri)



Hieronymus Bosch
La cura della follia (1475-80)
Museo del Prado, Madrid.
Olio su tavola 48 x 35 cm

Intorno al tondo del dipinto c’è scritto: «Maestro, cava fuori le pietre della follia, il mio nome è Iubbert Das». Un chirurgo sta operando alla testa il povero Iubbert, il cui nome significa persona sempliciotta, che si fa imbrogliare facilmente.
Nel Medioevo pensavano che la pazzia fosse causata da pietre che nascevano nella testa, disturbandone il funzionamento, proprio come un meccanismo s’inceppa quando ci va a finire un sassolino.
Il chirurgo sta togliendo questi corpi estranei dal capo del povero Iubbert, ma il pittore s’inventa un’altra cosa: non dipinge pietre, ma tulipani di palude. Un fiore è stato già estratto ed è poggiato sul tavolo.
Bosch si prende gioco del dottore e gli piazza un imbuto sul capo, come se il suo sapere fosse vino travasato dentro un fiasco. Anche la monaca porta un curioso cappello: un libro che tiene in bilico e oscilla a ogni movimento, perché ai quei tempi la medicina  faceva ancora i primi passi e già allora consideravano da imbroglioni certe terapie troppo fantasiose. Infatti, la borsa appesa alla sedia e infilzata da un pugnale, allude all’unica cosa di buono che porterà questa cura: il denaro spillato dal chirurgo all’ingenuo paziente!

Nessun commento:

Posta un commento